Pensare la fotografia come riproduzione della realtà è il prologo, l’introduzione, l’antipasto della mia fotografia. Il mio scatto rappresenta una personale visione del mondo, una comunione sinergica tra fantasia e realtà. Solo l’unione tra aspetto realistico e immaginario può infatti portare ad un tutto tondo compositivo-narrativo, quindi ad un’immagine che parla e racconta molto più di quanto rappresenta.
Le radici della mia fotografia affondano negli anni del buon vecchio rullino, quando uno scatto costava dedizione e concentrazione ancor più di adesso, per il semplice fatto che il risultato non era conoscibile fino alla camera oscura. Dopo anni di formazione, ecco che come fotografo e grafico vengo investito dalla rivoluzione del digitale, che cambia l’approccio, l’elaborazione e quindi il modo di osservare l’immagine. Un passaggio epocale che ho vissuto, criticato e poi compreso, apprendendone i benefici e i limiti.
Il digitale ha cambiato le regole d’ingresso nel mondo della fotografia, permettendo una qualità dell’immagine sempre migliore, aprendo le porte alla post produzione. Personalmente resto un convinto sostenitore dell’immagine pulita, naturale, scattata con consapevolezza piuttosto che modificata con maestria.
La mia formazione artistica richiede che sia io a comporre e costruire il quadro prima ancora di poterlo scattare. Quando la forza dell’immagine incontra frangenti onirici, ecco che il cerchio si chiude e la mia immagine prende forma. Una forma che rappresenta la realtà ma con il valore aggiunto dell’evocazione e dell’approccio pittorico.
Si dice che questa sia l’era dell’immagine, ma si tratta di un castello fatiscente, fatto di decadenza del buon gusto e dell’arte. Ecco, il mio lavoro è questo, continuare a credere nella bellezza.
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